Il Binge eating si manifesta con abbuffate di cibo in quantità eccessiva e la perdita del controllo
Il significato del termine Binge eating è mutato notevolmente: solo qualche anno fa significava bere in quantità considerevoli, ora il problema è riferito al mangiare in eccesso.
Spesso questa difficoltà viene sminuita come se fosse al pari di una cena un po’ abbondante ad un ristorante con formula “All You Can Eat”; il Binge eating ha radici ben più profonde della semplice golosità di una sera.
Questa tipologia di disturbo può portare a gravi danni psicologici e fisiologici, motivo per cui i sintomi che riguardano questo disturbo non vanno sottovalutati.

Sintomatologia
1) La sensazione varia notevolmente in breve tempo, inizialmente il gusto del cibo appare piacevole, poi diventa sempre più spiacevole trasformandosi in disgusto sia per il cibo che per se stessi.
2) La deglutizione appare meccanica e molto veloce tanto che il soggetto spesso non mastica il contenuto del piatto
3) Le persone sono spinte da un forte desiderio che causa agitazione e che trova risoluzione nell’inizio dell’abbuffata
4) Lo stato di coscienza è alterato tanto che le persone hanno la percezione di essere concentrate solamente sul cibo e su nient’altro
5) La vergogna provata porta a compiere queste abbuffate nel massimo della segretezza
6) Ultimo ma non per importanza: la perdita del controllo, il soggetto è in balia di questo forte desiderio e non riesce a trovare altra soluzione se non nell’abbuffata
La sintomatologia qui sopra descritta fa pensare ad una dipendenza vera e propria, proviamo ad analizzare le caratteristiche che descrivono la dipendenza per come la conosciamo.
Caratteristiche di una dipendenza
1) La tolleranza si manifesta nel momento in cui la dose della sostanza deve aumentare per ottenere il medesimo risultato provato all’inizio
2) L’astinenza si manifesta nel momento in cui si verificano dei sintomi fisiologici o emotivi quando il soggetto è privo della sostanza da cui è dipendente
3) Le attività sociali, ma in generale l’aspetto relazione cambia e il soggetto si ritrova da solo ad affrontare la dipendenza
4) L’umore del soggetto varia notevolmente
5) La capacità di mantenere un controllo nei confronti della sostanza è praticamente nullo e varia
da periodi caratterizzati dalla volontà di smettere a periodi che confermano l’impossibilità a riuscirci
6) Forte desiderio di ottenere la sostanza; quest’ultima diventa un pensiero unico e incessante
7) Il problema della dipendenza si manifesta nel quotidiano tanto da farne uso prima di guidare o prima di compiere azioni che necessitano lucidità

Il Binge eating è una dipendenza?
Le persone che si abbuffano sono, a livello biologico, maggiormente vulnerabili nei confronti di certi tipi di alimenti, motivo per cui ne diventano “dipendenti”. Grazie ad alcuni risultati della risonanza magnetica, le persone con Binge Eating Disorder hanno dimostrato di avere il sistema della dopamina alterato e questo risultato assomiglia molto a quanto riscontrato nelle persone con una dipendenza.
Sembrerebbe quindi che vi siano dei punti in comune tra il disturbo del Binge eating e il fenomeno della dipendenza. Tra questi ricordiamo la perdita di controllo, il pensiero fisso, la negazione del problema e dei comportamenti che scaturisce, la voglia irrefrenabile di mettere in atto il comportamento, tentativi vani di interrompere queste situazioni, l’abbuffata o la dipendenza si sostituiscono a pensieri ed emozioni negative che non trovano soluzione e infine nonostante questi comportamenti siano disfunzionali e arrechino forti problemi al soggetto, quest’ultimo non riesce a smettere o ad evitare che accada. Un punto a sfavore della teoria secondo cui il Binge eating sia una dipendenza è il fatto che il soggetto si soffermi su un singolo piatto o tipologia d’alimento, diversamente da come accade nella dipendenza. Il fenomeno non è caratterizzato dalla qualità del cibo, ma dalla quantità.
Trattamento utilizzato in Psicoterapia
Fase 1: inizialmente si cerca di creare una maggiore consapevolezza nella persona sulla problematica alimentare, in modo tale che riesca a prendere una certa distanza dal problema. Inizia poi un lavoro di valutazione personale su pensieri e comportamenti disfunzionali legati al cibo. La persona viene aiutata ad introdurre un’alimentazione regolare, cercando di diminuire le abbuffate.
Fase 2: in questa fase ci si occupa delle preoccupazioni legate al peso, alla forma del corpo e soprattutto si punta a sviluppare delle competenze per riuscire ad affrontare situazioni ed emozioni che possono influire sull’alimentazione.
Fase 3: avere maggiore consapevolezza delle proprie risorse, dei propri strumenti e punti di forza da cui attingere per ridurre il rischio di ricadute.
Esperienza di Binge eating
Giulia, 26 anni :
- «Non avevo nessuna stima di me stessa, mangiavo per rabbia, volevo sparire» ;
- «Era qualcosa che non era in grado di giudicare la mia persona, il mio rapporto con il mondo esterno e soprattutto le batoste della vita. Mi confortava. Così per anni ho racchiuso dentro di me rabbia e frustrazione, vestendomi sempre di nero e mangiando continuamente, non riuscendo ad esternare il fatto che volessi sparire dalla circolazione. Per me stessa ero solo una delusione e non mi rendevo conto che oltre all’obesità, stavo vivendo qualcosa di più grande di me: il Binge eating. Solo dopo anni ho saputo cosa fosse, rendendomi conto di poterlo sconfiggere». ;
- «Dopo una forte depressione, nell’estate del 2015 ho deciso di smettere di piangere: volevo avere coraggio nella mia vita, sorridere ed essere soddisfatta della persona che volevo essere. Mi sentivo intrappolata in pezzi che non mi appartenevano. Così scelsi di perdere peso. Ma non per il mondo, volevo farlo per me»
- «La Giulia di un tempo si è divisa in due: l’una ha salvato l’altra. Non vivo più per mangiare, ma soprattutto credo fermamente che il cibo sia convivialità e che crei relazioni. Non è da intendere come nemico. Vorrei che le mie parole possano essere di aiuto a chi sta soffrendo di disturbi alimentari, perché la soluzione c’è»
Conclusioni
Il Binge eating non è sicuramente una semplice serata tra amici all’insegna della golosità, la differenza sostanziale tra il disturbo e una tantum è proprio la sistematicità con cui si manifesta l’abbuffata. Il Binge eating nasce dal bisogno di colmare un forte senso di vuoto interno che il cibo sembra riuscire a sopperire, ma rimane una soluzione effimera.Non è sempre facile riuscire ad accettare che ci sia un problema nella nostra vita, ma riuscire ad intravedere che questo problema esiste e rende la nostra esistenza meno bella di quello che potrebbe effettivamente essere, è già un grande passo.
Come dice Giulia : “il cibo crea relazioni”, in Italia la nostra cultura è intrisa di pietanze e di tradizioni legate alla cucina e allo stare a tavola in compagnia a gustare quanto viene cucinato.
Il vuoto colmato dal cibo riduce quest’ultimo ad un mero oggetto e la stessa persona si sminuisce come essere umano unico e meritevole di essere valorizzato. E’ necessario ritrovare il piacere del cibo, senza che questo abbia un ruolo utilitaristico, perché quel vuoto non sarà mai colmato da un’abbuffata e nel momento in cui la persona decide di provare a volersi bene, capisce che è necessario chiedere aiuto. Capire di chiedere aiuto è il primo passo per una vita più luminosa, chiedere aiuto non va attribuito ad un concetto di debolezza perché siamo tutti frangibili e soprattutto umani, motivo per cui a volte è necessario che quella mano che viene tesa venga afferrata con tutta la propria forza così da garantirsi un’esistenza ricca di gioie e piaceri, senza essere sottomessi a nulla.
