Cosa Intendiamo con Cybercondria?
Si stima che circa il 7% delle ricerche effettuate ogni giorno in rete riguardino la richiesta di informazioni su aspetti riguardo la propria salute. Ogni giorno circa 1 miliardo di domande su internet hanno lo scopo di informarsi su eventuali minacce, di rassicurarsi o autodiagnosticarsi malattie.
Questo comportamento è normale, tuttavia l’esagerazione di questo potrebbe sfociare nella Cybercondria: condotte anomale caratterizzate dalla costante ricerca in rete di informazioni sulla propria salute. Questi possono provocare stati di forte ansia e cognizioni che riflettono questo genere di atteggiamento problematico. Il fenomeno della Cybercondria è definito come un utilizzo di internet di tipo problematico per lo più correlato al proprio stato di salute: non è raro che sia concomitante con la depressione, l’ansia per la salute oppure ai sintomi ossessivo-compulsivi. Questo perché la continua ricerca di rassicurazioni, interrompendo la quotidianità, non fanno altro che aggravare la componente di angoscia.
Alcuni affermano che la Cybercondria sia solamente una “versione” moderna dell’ansia per la propria salute. Tuttavia, grazie agli studi, si è scoperto che sì sono correlati, ma che sono anche molto diversi. Questi hanno portato a considerare il fenomeno come un nuovo target a livello di terapia. La Cybercondria, infatti, non è solo una versione molto più moderna dell’ipocondria ma anche un aspetto disfunzionale dell’utilizzo dell’innovazione.
Ricordiamo che solo un medico è in grado di stabilire una diagnosi e un trattamento: affidarsi a Google e a ciò che si trova in rete non è la soluzione ma anzi può solo limitare il nostro benessere psicologico.
Quali possono essere i Fattori di Rischio?
La Cybercondria è una condizione recentemente scoperta, tutt’oggi è soggetto di studi in quanto potrebbe diventare una nuova area nosografica (la nosografia è lo studio descrittivo delle malattie).
La letteratura moderna associa questo fenomeno a delle variabili correlate a alle proprie abitudini e alla personalità, in particolar modo a tratti di nevroticismo.
Analizziamo proprio questo ultimo fattore: il nevroticismo riflette la propensione a provare emozioni negative, comportamenti e cognizioni disadattivi. Molte indagini effettuate hanno individuato proprio il nevroticismo come maggior fattore di vulnerabilità per gran parte delle psicopatologie che si sviluppano durante l’età evolutiva, l’adolescenza e l’età adulta. Sono proprio questi studi a sottolineare come le persone con alti livelli di nevroticismo reagiscano allo stress in modo emotivamente saliente. Queste sono infatti particolarmente sensibili alle minacce attuando comportamenti disadattivi come impulsività, disregolazione emotiva e ricerca di sensazioni estreme.
In associazione al nevroticismo si trova l’incapacità di sopportare una risposta nata dall’assenza di informazioni: in poche parole la difficoltà a tollerare l’incertezza. Questo fattore oltre a far nascere emozioni negative in chi soffre di alti livelli di nevroticismo, è particolarmente rilevante nel mantenimento dei disturbi di ansia e dell’umore, ed è spesso associata alla Cybercondria. Tra coloro che provano scarsa tolleranza all’incertezza esiste la possibilità di correre in concreti rischi per la salute: ad esempio la nascita di comportamenti disadattivi come la frequente ricerca in rete di informazioni mediche. Queste però non daranno affatto sicurezza, ma anzi non faranno altro che amplificare l’ansia e la preoccupazione originaria.
La Diagnosi della Cybercondria
Shevelin e McElroy (2014) hanno ideato un ottimo strumento per valutare la Cybercondria: la Cyberchondria Severity Scale. Come funziona però questo test? Questo strumento è composto da 5 sottoscale e 33 item. I primi hanno l’obiettivo di indagare le 5 caratteristiche principali del disturbo: eccesso nel cercare, ossessione, ricerca di rassicurazione, distress e sfiducia nel personale medico. Gli autori di questa scala sostengono infatti che la Cybercondria sia un costrutto multidimensionale caratterizzato dall’origine delle ricerche su internet (compulsioni), sfiducia nei professionisti, stati emotivi ansiosi e continua ricerca di rassicurazione sul proprio stato di salute.
Come diagnosticare però la Cybercondria? È possibile parlare di questo disturbo nel momento in cui la ricerca in rete è:
- di difficile controllo
- eccessiva
- compromettente per la quotidianità
- angosciante